Ho scritto questo raccontino, tutto a dialoghi, qualche anno fa. Lo pubblico qui adesso perché mi ricorda da dove siamo partiti.
– Verdi, no?
– Basta che non siano azzurre.
– Verdi, verdi, poi il logo lo faccio bianco, sfumato.
– Facciamolo bianco. La mia foto la mettiamo davanti.
– Certo, la tua foto davanti, certo.
– Quando le abbiamo pronte?
– Io chiudo il lavoro entro stasera. Il tempo di stampare, giusto quello.
– Bisognava averle già oggi: iniziamo la campagna senza il materiale?
– Non ti preoccupare. Oggi stai qui, parli con la gente, è come un trailer no? Senti l’aria che tira, mancano ancora due mesi…
– Due mesi non ci bastano se iniziamo così.
– Ti bastano, ti conoscono tutti, potresti anche non stampare, non fare neppure un volantino.
– Per governare questa città non è sufficiente essere conosciuti. Dobbiamo avere una strategia.
– Ma ce l’ho, sono solo un paio di giorni di ritardo, tre al massimo.
– Siamo sicuri?
– Fidati del tuo consigliere.
– Mi fido mi fido, ma questa storia del trailer mi pare una cazz…
– Dottore!
– Buongiorno.
– Si ricorda di me, dottore?
– Certo, si figuri signor…
– Cozzi.
– … signor Cozzi, si figuri se non mi ricordo di lei. Come andiamo?
– Non ci lamentiamo. Gli anni aumentano, ma la pensione mica. C’ho la minima, sai? Vado dai crucchi.
– Va in vacanza signor Cozzi?
– In vacanza io non ci vado più. Mi piace mangiare a casa mia, a me. Non ci sono mai andato in vacanza. C’ho la donna che cucina.
– Cosa le cucina di buono oggi la signora?
– Mica è un albergo, dottore. Si arriva a casa e si mangia quello che c’è. Andiamo dai crucchi noi.
– …
– …
– I figli, come stanno i figli.
– Certo, signor Cozzi, come stanno i suoi figli?
– Cosa vuole che le dica? Di questi tempi mio nipote è a spasso. Il lavoro non glielo danno. È un gran lavoratore, né, era il primo della classe. Sempre stato il primo della classe. Anche io, eh, che la maestra l’aveva detto a mio papà di farmi studiare, ma a casa non c’erano i soldi.
– Erano altri tempi.
– Io mungevo le vacche. A dodici anni giravo per le cascine con la bicicletta, poi prendevano il latte e lo andavano a pesare alla pesa. Mi pagavano a peso.
– Al giorno d’oggi, signor Cozzi, i giovani non lavorano più.
– Mio nipote ha trentasette anni. È a spasso mio nipote.
– Si deve fare qualcosa per quelli che perdono il lavoro a quell’età.
– Mio nipote ha perso il lavoro, sì.
– Serve un sistema che li garantisca.
– Eh già.
– È necessario che le generazioni si aiutino, che gli anziani diano una mano ai giovani e i giovani agli anziani.
– Se non era per le ginocchia dottore…
– Le?
– Ginocchia, ha detto “ginocchia”.
– Le fanno male le ginocchia signor Cozzi?
– Mi fanno male sì! Mi fanno male. Alla mia età cosa vuoi, dottore? Ma non mi lamento.
– Bisogna tener duro.
– La mattina la donna mi butta fuori di casa. Adopero la bicicletta tutti i giorni. Vengo in piazza e mi siedo su quella panchina là.
– Le ginocchia sono un bel guaio, no? Mia nonna si è operata…
– Oh sì, giovane, ma se avessi le ginocchia buone andrei da tutti quelli là.
– Da chi andrebbe?
– Dai politici ladri andrei.
– Be’, la politica fatta per bene serve alla gente.
– Andrei a Roma a prenderli a calci… dottore, nel sedere a calci tutti quei delinquenti. Mi fan venir d’un arrabbiato!
– Io credo che si debba fare qualcosa perché ci siano più persone oneste nel…
– Sono tutti ladri, sono. Tutti. Comunisti, democristiani, gli taglio le mani se vado là, dottore. Col cane lupo vado là.
– Magari qualcuno…
– Dalema, Berluscone, Buttiglione, tutti ladri. Vedi se andavano in Germania, vedi!
– …
– È stato in Germania, signor Cozzi? Perché io sono stato in Germania, nella Germania del sud.
– Io non ci vado più in vacanza, giovane. Non ci sono mai andato. Ci devono andare i politici in Germania, che la Merchel gli insegna un po’ come si fa. Si mangiano tutto, quelli lì. Tutto. Io vado dai crucchi.
– Ha ragione. A Roma fanno tutti i propri interessi.
– I cavoli loro, dottore. Scusi la parola, ma i cavoli loro si fanno.
– Signor Cozzi, io sono d’accordo con lei. Bisogna scegliere bene i propri rappresentanti in tutte le istituzioni.
– Eh sì, dottore, proprio così.
– Non bisogna mandare al potere la gente disonesta.
– La dice giusta lei, dottore.
– Serve un cambiamento.
– Eh già.
– Servono facce nuove.
– Signor Cozzi, senta cosa le dico. Lo rivelo a lei in anteprima, già che vedo che si va d’accordo. Il dottore, qui, sarà il prossimo candidato.
– Oh Signore! Diventa presidente, dottore?
– No, non esageriamo. Mi candido come sindaco della nostra città.
– Ah, ma io ti voto. La voto, sì.
– La ringrazio per la fiducia.
– Ma per che partito è lei?
– Partito Democratico.
– Bene. Il sindaco. Bene.
– Bene.
– Sa, mio nipote non ha lavoro.
– Si deve fare qualcosa per quelli che perdono il lavoro a quell’età.
– Mio nipote è un bravo ragazzo, ha sempre lavorato tanto, ma è a spasso.
– I giovani non lavorano più di questi tempi.
– Avrebbe bisogno di una mano, sai?
– Che lavoro fa suo nipote?
– Qualsiasi cosa, fa qualsiasi cosa. Era primo della classe.
– Sì, ma prima di essere licenziato?
– No, dottore, non l’hanno licenziato, non lavorava mio nipote.
– Ah be’. Senta, mi faccia dare il curricul… Lo faccia venire da me. Sono qui tutte le domeniche.
– Mio nipote ha da fare la domenica. C’è il Milan la domenica.
– Ci sono anche il mercoledì, al mercato.
– Grazie, dottore, grazie. Gli dico di venire, dottore.
– Bene, faremo quello che si potrà.
– Grazie.
– Ma lei non si dimentichi che il dottore è candidato.
– Per che partito è candidato?
– Partito Democratico.
– Ah, i rossi! Grazie, dottore, la ringrazio ancora.
– Be’, rossi…
– Ah ma fa bene, sa? Che io quel Berluscone non l’ho mai votato, sa? Quello lì che va dal papa con le prostitute, scusa la parola.
– Si tratta di una questione etica importante.
– Io non andavo neanche alla Standa. La donna voleva andare ma io no. Ho la tessera della Coop, io.
– Allora signor Cozzi mi raccomando di votare per il…
– Non l’adopero più però. C’ho la minima.
– Sì, si ricordi che il 15 maggio…
– Io ormai vado dai crucchi a fare la spesa.
– Aspetti un secondo!
– … compero i wurstel che sono buoni dai crucchi. La pasta insomma.
– Aspetti.
– Ma c’ho la minima, c’ho…
– Vedi? Se avessimo avuto una cartolina gliel’avremmo lasciata.
– Quello? Quello è già buona che ci arriva vivo a maggio.
– Il corpo elettorale non è in gran forma.
– Senti, stavo pensando un cosa…
– … rosse?
– Rosse.